Brano: [...]uzzatto, Balbino Giuliano, Giuseppe Donati, Edoardo Giretti e Pietro Silva. “L’Unità” rappresentò un momento importante nella definizione della linea politica del suo promotore e, nello stesso tempo, fu lo specchio degli approdi ai quali si avviavano (più o meno temporaneamente) co
scienze e intelligenze di un ceto di colti democratici intensamente partecipi, ciascuno a suo modo, del tumultuoso dibattito critico accesosi intorno alle sorti della cultura della crisi di fine secolo.
Con la sua iniziativa, Salvemini tendeva a portare verso esiti più congeniali al suo “concretismo”, e in uno scontro più ravvicinato con i grandi temi del rinnovamento del Paese (a partire in primo luogo dal Mezzogiorno), le esperienze e i confronti spesso disordinatamente compiuti dal gruppo dei redattori de “La Voce”. Al di là delle incontinenze avanguardistiche del linguaggio e degli scarti di umore di un intellettualismo semplificatorio fino al semplicismo più disarmante, nell'attività dei “vociani” Salvemini aveva ravvisato i meriti derivanti da polemiche c[...]
[...]ese (a partire in primo luogo dal Mezzogiorno), le esperienze e i confronti spesso disordinatamente compiuti dal gruppo dei redattori de “La Voce”. Al di là delle incontinenze avanguardistiche del linguaggio e degli scarti di umore di un intellettualismo semplificatorio fino al semplicismo più disarmante, nell'attività dei “vociani” Salvemini aveva ravvisato i meriti derivanti da polemiche che tendevano a scuotere le sonnolenze e i ritualismi della cultura imperante, nonché la tensione orientata a chiarire ruoli e prospettive delle singole forze in movimento sulla scena italiana, ma l’avevano irrimediabilmente separato dalla pattuglia vociana i primi conati di indulgenza nazionalisticoespansionistica e l'inclinazione dei suoi mentori a disertare, in fondo, gli impegni seriamente politici, la responsabilità di una « discesa sul campo ».
Le: polemica con il P.S.I. e con il "gioì itti smo"
Il 1911, anno di nascita del settimanale, fu anche significativamente l’anno in cui Salvemini abbandonò
il Partito socialista: in modo silenzioso, senz[...]
[...] assoggettarono la rivista, fin dal suo esordio, a un duplice destino: « da una parte, con le sue analisi severe », essa accumulerà « un retaggio prezioso per la formazione di leve rivoluzionarie più mature; dall’altra, con la sua fiducia di rinnovare
I partiti governandoli dal l'esterno, alimenterà le ambizioni politiche della piccola borghesia radicale e meridionalista, spingendola aH’organizzazione autonoma della protesta contadina » (Cfr. La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, Volume quinto “L’Unità”, “La Voce politica (1915)”, a cura di G. e A.G., Torino, 1962, Introduzione) .
Com’era nel suo costume, Salvemini ingaggiò una battaglia senza mezzi termini contro il clientelismo, l'aristocraticismo operaio, la corruzione del ceto di governo, le parole d’ordine che, accompagnando gli entusiasmi per l’impresa libica, sciorinavano le formule di un sorgente imperialismo d’accatto. In Salvemini (pignolissimo direttore della rivista, per la quale non esitava a compiere sacrifici personali gravosi e addirittura a compilare gli ind[...]